La Penisola del Sinis - Linea Blu

L’isola del Mal di Ventre, in origine chiamata Malu Entu, si colloca di fronte alla penisola del Sinis. Essa è una  riserva appartenente ad una società privata. L’ornitologo Carlo Dettori, intervistato ai microfoni di Lineablu,  concentra la sua attenzione sul gabbiano reale, specie in espansione sull’isola a scapito d’altri volatili. La flora del Mal di Ventre è principalmente composta da lentischio e palma nana. Dalla terra ferma le inquadrature si spostano sui fondali marini dell’isola. Essi ospitano i resti d’una nave romana, che quando affondò, trasportava un carico di lingotti di piombo. La scoperta, avvenuta nel 1988 ad opera di Antonello Zori, ha suscitato non solo l’interesse della Soprintendenza, ma anche quella dell’Istituto di Fisica Nucleare. Le barre di piombo, infatti, conservate per circa duemila anni in un ambiente sterile come il mare, hanno diminuito di circa cento volte il loro potere radioattivo. Dal Mal di Ventre allo stagno di Cabras, dove ha luogo l’intervista a Seriano Porcu, vice – presidente di un consorzio che riunisce undici cooperative con trecento pescatori. Questi ultimi sono organizzati su turni di pesca, di guardia e di lavoro. Due sono i tipi di pesca praticata: quella con il classico lavoriere fatto di canne e quella vagantiva. Di entrambe sono mostrate le sequenze. Il consorzio è organizzato commercialmente e si sta adoperando per la futura lavorazione della bottarga, le uova di muggine, delle quali le telecamere mostrano l’estrazione. Dopo aver dedicato una parte del servizio  alle bianchissime sabbie del Sinis, risultato degli sconvolgimenti geologici che hanno interessato la Sardegna, il filmato dedica alcune sequenze a Pauli e Sali, specchio d’acqua salmastra interno alla penisola. La palude offre la possibilità di svolgere il birdwatching, l’osservazione degli uccelli. Il viaggio di Lineablu prosegue verso Tharros, città commerciale fondata intorno al 750 / 700 a.C. dai Fenici. Il video mostra alcuni dettagli delle rovine: i mosaici, la via delle taverne e le terme. L’ultimo sevizio viene dedicato al villaggio di San Salvatore, che ospita una chiesetta sormontante un tempio ipogeico scavato nella roccia. Al suo interno un pozzo fatto costruire dai Romani nel 400 d.C. aveva un valore religioso. Lo testimoniano le rappresentazioni di Eros, Marte e Venere. Tuttavia, nel cuore del tempio vi è un pozzo ancora più antico, d’epoca nuragica. Infine, un altare cristiano e alcune scritte tratte dal Corano testimoniano la presenza in questa zona di diverse civiltà.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda