Artigianato

Partendo da immagini introduttive di un paese di montagna, il documentario descrive i tipici ambiti dell’artigianato sardo: la lavorazione dei tessuti, del legno, dei metalli con i campanacci, i coltelli e gli spiedi, l’artigianato della sella, della ceramica e dei gioielli. La tessitura, di competenza femminile, viene illustrata nelle sue varie fasi: tosatura delle pecore, colorazione dei tessuti attraverso tinte naturali come quella ricavata dal fiore dell’asfodelo; fino alla lavorazione finale al telaio. Vengono citate come tecniche di rilievo quella a pibiones e la tessitura liscia di Nule. L’artigianato del legno, presentato di seguito, realizza invece elementi dell’arredo tradizionale.  Competenza del fabbro è il campanaccio, tra gli oggetti più caratteristici dell’artigianato isolano. Ottenuto da una lamina tagliata, piegata ed unita alle estremità, può variare nei metalli impiegati e nella forma a seconda dell’animale cui è destinato. La sella invece, cui è dedicata la parte successiva, è propria del cavallo, animale che popola ampiamente la mitologia sarda. Il coltello, indispensabile per il pastore nell’ovile, è spesso finemente lavorato, oggetto di vanto e distinzione per il possessore; tale è anche lo spiedo, altro arnese tipico della vita pastorale. La ceramica, introdotta con riprese di vari manufatti a forma di animali, cui segue la lavorazione e la decorazione, è descritta invece come arte povera e d’uso quotidiano, i cui moduli vengono però oggi  interpretati con fini essenzialmente artistici.Il documentario si chiude con l’arte dei gioielli, sas prendas, ornamenti dall’alto valore magico, contro il malocchio innanzitutto; tra i gioielli si distingue il corallo, smussato ed incastonato nell’oro per cammei e anelli, o ridotto in perle per collane. Su immagini di composizioni ottenute con rametti di corallo si chiude il documentario.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda