Artigianato di Sardegna
Le prime immagini del documentario sono dedicate ai monti di Sardegna. Seguono le inquadrature di un piccolo centro abitato, ambientazione di una breve fiction, che rappresenta il rientro a casa di un giovane pastore, il quale, smontato da cavallo, entra nella propria abitazione, dove la madre è intenta nel lavoro al telaio. Le immagini della tessitura rappresentano l’inizio di un commento avente per oggetto l’arte tradizionale sarda. Dal telaio nasce infatti il tappeto, che attinge i colori dalle erbe dei campi e dei giardini. Come afferma la voce fuori campo, nessuno conosce l’origine dei disegni che arricchiscono il tappeto sardo. Diverse sono le sequenze che ne mostrano la lavorazione. Disteso sul letto, esso è testimone di nascite e morti, ma anche simbolo di festa, quando, nel giorno di Pasqua, esposto alle finestre diviene “insegna di fede”. Le immagini dell’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna documentano, infatti, l’utilizzo simbolico del tappeto, che le donne ripongono nelle cassepanche di castagno, legno diffuso nei boschi di Sardegna e ancora usato nell’arte dell’intaglio, praticata anche dai pastori. Tuttavia, dalla lavorazione del legno nascono anche oggetti di fattura moderna, un esempio dei quali è dato dalle statuette rappresentanti i miliziani della Sagra di Sant’Efisio, mostrata nelle immagini. Dall’intaglio si passa alla creazione dei cesti, realizzati dalle donne attraverso la lavorazione di fibre vegetali e recanti “un geometrico ripetersi di figure”. Anche questi oggetti, quando vengono impiegati per riporvi il pane e i dolci, partecipano delle feste dell’isola, che mediante il tornio, dà vita ad altre creazioni artigianali, le brocche per la raccolta dell’acqua.Le riprese del fiume Temo introducono un altro elemento dell’arte isolana, il filet di Bosa, che mescola motivi ancestrali ed influenze esterne. I ricami, inoltre, talvolta mostrano particolare ricchezza negli ornamenti dei fazzoletti e dei vestiti tradizionali. Segue la fine del film, segnata dalle sequenze dedicate alla filigrana sarda, con la quale s’intrecciano fili d’oro e d’argento, futuri monili indossati dalle donne.