Un Viaggio sul Tirso

Il viaggio si sviluppa attraverso una serie di digressioni sulla storia degli insediamenti che man mano si incontrano, e sulle modifiche che le opere dell'uomo hanno imposto al corso del fiume, come la diga di Santa Chiara a Ula Tirso (1924), che ha generato il più grande lago artificiale d'Europa, sommergendo coltivazioni e antichi insediamenti. Il primo bacino artificiale, sos Canales, si incontra a Buddusò, poco distante dal nuraghe Loelle, che fornisce il pretesto per una breve digressione sui nuraghi. Successivamente si arriva alla piana di Benetutti, dove si trova la chiesa romanica di San Saturnino, edificata dai Camaldolesi nel XII secolo; proseguendo nel Goceano si attraversano diversi altri centri, dei quali si sottolinea l'interesse dei centri storici: Bultei, Anela, Bono, Bottida, Esporlatu e Burgos, riconoscible per la presenza del castello poco distante dal centro abitato. Tra le imponenti opere del passato si trova il ponte romano a tre arcate a Illorai, e il nuraghe Attentu verso Ottana; sempre vicino a quest'ultimo centro è visibile il profilo dell'industria tessile. In questo percorso si incontrano diversi affluenti, come il Gole e il Taloro, e il rio Liscoi, tra i più importanti. Intorno al grande lago Omodeo si trovano diversi paesi: Tadasuni, Bidonì, Sorradile, Ardauli, in alcuni dei quali sono conservate alcune raccolte etnografiche. Di interesse storico-artistico è la chiesetta di San Pietro, del XIII secolo, ricostruita con gli stessi materiali dopo essere stata spostata dal letto inondato dal lago. A Sedilo si trovano invece tombe dei giganti, dolmen e domus de janas, ma sopratutto il santuario del ‘700 di San Costantino, dove per la festa omonima si corre s'ardia. Da qui si prosegue per il Barigadu, passando per Abbasanta, dove si trova il nuraghe Losa, fino alla diga sa Cantonera, nei pressi di Busachi. Giunti a Fordongianus, importante centro termale dai tempi romani, e noto per le costruzioni in trachite rossa, si può ammirare la chiesa di San Lussorio, edificata dai monaci Vittorini nel XII secolo. Quasi al termine del corso del fiume, si arriva nelle pianure del Campidano; qui argini artificiali ne modificano in buona misura il corso, fino alla foce, ambiente ideale per una ricca fauna. Il golfo di Oristano, conclusione del viaggio, pone invece problemi di tutela e conservazione dell'ecosistema che si è generato attorno al fiume, che rischia di essere alterato dalla presenza degli scarichi cittadini che creano non pochi scompensi ambientali.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda