Sonazzos e sonos

Questi, sono solo due dei tanti fenomeni che rivelano l'importanza che i campanacci rivestono nella tradizione pastorale sarda. Il campanaccio ha una funzione quotidiana, quella di rendere possibile l'individuazione del proprio gregge per ogni allevatore; perciò ogni campanaccio ha il suo suono e la sua anima. Come i pastori spiegano, in lingua sarda, su sonazzu è fondamentale per il riconoscimento del gregge e non solo, in esso si custodisce la medicina, racchiusa in uno scapolare e preparata da su maghiaiu, essa protegge il gregge dal malocchio. Per quanto la tradizione sia mutata, oggi infatti non tutti gli animali del gregge hanno un campanaccio, e non si cambiano i campanacci per la festa di Sant'Isidoro, non è mutato il modo e il paese in cui si realizzano i campanacci. Tonara ha infatti ancora un laboratorio artigiano, qui il regista ci accompagna, insieme al canto dei tenores, attraverso le varie fasi della lavorazione dei campanacci: il taglio, la fusione dentro le fornaci, l'intonazione con lo stinco d'osso, l'ultima infornata dentro un enorme vaso pieno di segatura, infine l'accordatura sempre diversa e l'assegnazione del numero.I campanacci sono i protagonisti del carnevale barbaricino, il loro suono, nelle danze dei Mammuthones, esorcizza le paure e allontana il male e dà inizio un nuovo anno di lavoro. Le interviste, la voce narrante, ma soprattutto il canto a tenores e ad attitu, e il suono de sos sonazzos arricchiscono le riprese in in dettaglio delle mani e dei volti di pastori e di artigiani.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda