New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci.

«Origine di questa ricerca è stato il progetto, formulato con Gianni Amico, di dar vita ad un nuovo lavoro audiovisivo non solo su ma ispirato a Gramsci. La scomparsa di Gianni ha reso del tutto ipotetico il senso e il risultato del tentativo compiuto come un omaggio a lui, nella speranza di non tradire il contributo che egli ha dato pervarricchire l'immagine di Gramsci nel mondo di oggi». Il film, che si chiude con questa scritta, si apre con un prologo mostrante una performance di Dario Fo. Diviso in tre parti, esso comincia con alcuni cenni sulla vita di Antonio Gramsci. Mentre scorrono le immagini del Sinis e del Barigadu, la voce fuori campo (quella di Franca Rame) parla di Gramsci come di un uomo "che si trovò a fare del progresso materiale e intellettuale della gente lo scopo della sua vita". Egli fu abituato fin da bambino a lavorare duro. All'età di vent'anni, nel 1911, dopo aver vinto una borsa di studio all'Università di Torino, abbandonò la Sardegna, sua terra di nascita. Squattrinato e ammalato, lo studente di lettere lasciò gli studi e divenne un brillante giornalista. Giuseppe Fiori dipinge Gramsci come uno scrittore scarno, asciutto e nuovo. Il documentario è spesso intervallato dalle interpretazioni degli spettacoli di Dario Fo, il quale, in un'intervista del 1987, parla del Gramsci critico teatrale come di una figura sui generis. Esisteva in lui, infatti, la preoccupazione di cogliere la creatività popolare, ovvero la partecipazione creativa del pubblico allo spettacolo. Gramsci aveva intuito, dichiara Fo, quale supporto straordinario sia il pubblico per il palcoscenico. Fu così che egli si interessò a Pirandello. Ciò che nelle sue opere più lo colpiva era l'intersecarsi continuo di realtà e paradosso. Egli ricordava che per Pirandello la teatralità è un atteggiamento inerente alla vita, non dunque puro istrionismo. Come direttore dell'Ordine Nuovo il politico e intellettuale sardo diede vita al Biennio Rosso (1920/'21). A Roma fu tra i fondatori del PCI, a Mosca e Vienna rappresentante dell'Internazionale. Arrestato nel 1926 dai fascisti, Gramsci trascorse undici anni in carcere, dove morì.

Nella seconda sezione del filmato viene presentata la lettura gramsciana della società americana, luogo in cui le contraddizioni sociali sono più evidenti. Il politico sardo annotò quale rivoluzionamento il modello americano avesse apportato ai modi di vita e di produzione moderni. Le pagine in cui egli parla del taylorismo, il gorilla ammaestrato, rimandano alle sequenze di Tempi Moderni di Chaplin. Questa sezione si sofferma anche sulle letture gramsciane del fordismo e del consumismo.

La terza e ultima parte inizia con un intervista ad un palestinese, il quale sottolinea l'importanza della riflessione gramsciana sulla questione meridionale. Per l'intervistato questa è un'esemplificazione del rapporto imperiale nord - sud, all'interno del quale si inscrive la stessa questione palestinese. Nel cuore delle riflessioni sull'americanismo Gramsci parlò del "mistero di Napoli". Rilevato da Goethe, esso consisteva nel fatto che l'industriosità dei napoletani non fosse produttiva, né rivolta alla soddisfazione delle esigenze di classi produttive. Queste riflessioni rimandano ad alcune sequenze de L'oro di Napoli. L'epilogo, scritto, testimonia che l'origine della ricerca condotta è stato un progetto di Gianni D'Amico, consistente nel dar vita a un nuovo lavoro su Gramsci. La morte di Gianni D'Amico ha reso però ipotetico il senso ed il risultato del tentativo compiuto in suo omaggio e dello sforzo di non tradire il suo contributo.

 

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda