Civiltà nuragica

Alla fine dell'era neolitica, avvennero in Sardegna le prime migrazioni, dalla penisola iberica, dalle coste africane e probabilmente dalla Grecia e dall'Asia Minore. Il golfo di Cagliari, a sud della Sardegna, fu una delle mete preferite. La riviera frastagliata presenta molte grotte, in cui gli uomini costruirono abitazioni e tombe, come nella grotta dei colombi. La leggenda narra che di queste baie si impossessassero sempre i demoni, ma l'arcangelo Michele, invocato dai sardi, venne in loro soccorso e scacciò le schiere infernali, Lucifero, si narra, nella precipitosa fuga, perse la sella, che finì in mare e qui sta ancora pietrificata. Dopo la vittoria degli angeli e per la sua tranquillità il golfo è chiamato Golfo degli Angeli e lo sperone arcuato, Sella del diavolo. Le grotte ai suoi piedi custodivano una copiosa suppellettile. Quegli uomini antichi professavano il culto di una divinità materna, che riassumeva simbolicamente la fecondità della natura e della donna. Intorno al IV - III millennio A. C., anche gli altri versanti dell'isola iniziarono ad accogliere migrazioni. Si riteneva che il popolo dei Lestrigoni abitasse in Gallura e che la fontana Artacia, ossia il Capo D'Orso, dove Ulisse si dissetò, fosse chiamata così dal promontorio. Gli antichi hanno sistemato le loro tombe ai piedi di una roccia che sembra un elefante. Il toro, considerato il principio generatore, è venerato in molti paesi del Mediterraneo. Al toro, fa da riscontro la dea madre. La Sardegna ha fatto scaturire dalla roccia la sua civiltà più remota. I protosardi seppellivano i loro morti nei declivi dei monti, perforati da innumerevoli celle funerarie. Un esempio di domus de janas è il complesso cimiteriale di Rio Molino, che occupa due colline del Logudoro. Tra le più suggestive domus de janas, troviamo Sant'Andrea Priu, presso Bonorva, nella cui sommità gli antichi scolpirono un toro. Il film descrive l'architettura dei due complessi cimiteriali. La tomba dei giganti rappresenta un sepolcro più solenne, viene minuziosamente descritto. L'età del bronzo corrisponde all'età dei nuraghi. Il popolo che abitò il villaggio nuragico di Barumini rivive attraverso i suoi bronzetti. Il film si sofferma sulla descrizione degli edifici e ricostruisce la vita dei contadini e dei pastori, all'interno del villaggio. La leggenda narra che il nuraghe fosse stato inventato da Dedalo, fuggito da Creta, e regalato, come ringraziamento della loro ospitalità, ai sardi. La leggenda è il simbolo degli scambi culturali che avvennero tra le popolazioni sarde e i cretesi e i micenei. Le immagini mostrano il nuraghe di Silanus ed evidenziano le somiglianze con la tòloi, le tombe degli attridi. I primi nuraghi furono edificati nelle coste per sorvegliare il mare. Nuraghi di notevole importanza sono il nuraghe Losa e la Reggia nuragica di Santu Antine, presso Torralba, di cui il film fornisce un'ampia descrizione. A Dorgali, troviamo il borgo Serra Orrios e nella Giara di Serri il più grande santuario dell'isola, dove si venerava la dea madre. Altra divinità sarda è Sardus Pater, raffigurato con 4 occhi e 4 braccia. Il mondo nuragico riaffiora anche nel carnevale, con le maschere de sos mamutones e issocadores. Intorno al VI secolo, Cartagine s'impossessa dell'isola e costruisce Nora, oggi i ruderi della città si specchiano nel Golfo degli Angeli.

Alla fine dell'era neolitica, avvennero in Sardegna le prime migrazioni, dalla penisola iberica, dalle coste africane e probabilmente dalla Grecia e dall'Asia Minore. Il golfo di Cagliari, a sud della Sardegna, fu una delle mete preferite. La riviera frastagliata presenta molte grotte, in cui gli uomini costruirono abitazioni e tombe, come nella grotta dei colombi. La leggenda narra che di queste baie si impossessassero sempre i demoni, ma l'arcangelo Michele, invocato dai sardi, venne in loro soccorso e scacciò le schiere infernali, Lucifero, si narra, nella precipitosa fuga, perse la sella, che finì in mare e qui sta ancora pietrificata. Dopo la vittoria degli angeli e per la sua tranquillità il golfo è chiamato Golfo degli Angeli e lo sperone arcuato, Sella del diavolo. Le grotte ai suoi piedi custodivano una copiosa suppellettile. Quegli uomini antichi professavano il culto di una divinità materna, che riassumeva simbolicamente la fecondità della natura e della donna. Intorno al IV - III millennio A. C., anche gli altri versanti dell'isola iniziarono ad accogliere migrazioni. Si riteneva che il popolo dei Lestrigoni abitasse in Gallura e che la fontana Artacia, ossia il Capo D'Orso, dove Ulisse si dissetò, fosse chiamata così dal promontorio. Gli antichi hanno sistemato le loro tombe ai piedi di una roccia che sembra un elefante. Il toro, considerato il principio generatore, è venerato in molti paesi del Mediterraneo. Al toro, fa da riscontro la dea madre. La Sardegna ha fatto scaturire dalla roccia la sua civiltà più remota. I protosardi seppellivano i loro morti nei declivi dei monti, perforati da innumerevoli celle funerarie. Un esempio di domus de janas è il complesso cimiteriale di Rio Molino, che occupa due colline del Logudoro. Tra le più suggestive domus de janas, troviamo Sant'Andrea Priu, presso Bonorva, nella cui sommità gli antichi scolpirono un toro. Il film descrive l'architettura dei due complessi cimiteriali. La tomba dei giganti rappresenta un sepolcro più solenne, viene minuziosamente descritto. L'età del bronzo corrisponde all'età dei nuraghi. Il popolo che abitò il villaggio nuragico di Barumini rivive attraverso i suoi bronzetti. Il film si sofferma sulla descrizione degli edifici e ricostruisce la vita dei contadini e dei pastori, all'interno del villaggio. La leggenda narra che il nuraghe fosse stato inventato da Dedalo, fuggito da Creta, e regalato, come ringraziamento della loro ospitalità, ai sardi. La leggenda è il simbolo degli scambi culturali che avvennero tra le popolazioni sarde e i cretesi e i micenei. Le immagini mostrano il nuraghe di Silanus ed evidenziano le somiglianze con la tòloi, le tombe degli attridi. I primi nuraghi furono edificati nelle coste per sorvegliare il mare. Nuraghi di notevole importanza sono il nuraghe Losa e la Reggia nuragica di Santu Antine, presso Torralba, di cui il film fornisce un'ampia descrizione. A Dorgali, troviamo il borgo Serra Orrios e nella Giara di Serri il più grande santuario dell'isola, dove si venerava la dea madre. Altra divinità sarda è Sardus Pater, raffigurato con 4 occhi e 4 braccia. Il mondo nuragico riaffiora anche nel carnevale, con le maschere de sos mamutones e issocadores. Intorno al VI secolo, Cartagine s'impossessa dell'isola e costruisce Nora, oggi i ruderi della città si specchiano nel Golfo degli Angeli.

Alla fine dell'era neolitica, avvennero in Sardegna le prime migrazioni, dalla penisola iberica, dalle coste africane e probabilmente dalla Grecia e dall'Asia Minore. Il golfo di Cagliari, a sud della Sardegna, fu una delle mete preferite. La riviera frastagliata presenta molte grotte, in cui gli uomini costruirono abitazioni e tombe, come nella grotta dei colombi. La leggenda narra che di queste baie si impossessassero sempre i demoni, ma l'arcangelo Michele, invocato dai sardi, venne in loro soccorso e scacciò le schiere infernali, Lucifero, si narra, nella precipitosa fuga, perse la sella, che finì in mare e qui sta ancora pietrificata. Dopo la vittoria degli angeli e per la sua tranquillità il golfo è chiamato Golfo degli Angeli e lo sperone arcuato, Sella del diavolo. Le grotte ai suoi piedi custodivano una copiosa suppellettile. Quegli uomini antichi professavano il culto di una divinità materna, che riassumeva simbolicamente la fecondità della natura e della donna. Intorno al IV - III millennio A. C., anche gli altri versanti dell'isola iniziarono ad accogliere migrazioni. Si riteneva che il popolo dei Lestrigoni abitasse in Gallura e che la fontana Artacia, ossia il Capo D'Orso, dove Ulisse si dissetò, fosse chiamata così dal promontorio. Gli antichi hanno sistemato le loro tombe ai piedi di una roccia che sembra un elefante. Il toro, considerato il principio generatore, è venerato in molti paesi del Mediterraneo. Al toro, fa da riscontro la dea madre. La Sardegna ha fatto scaturire dalla roccia la sua civiltà più remota. I protosardi seppellivano i loro morti nei declivi dei monti, perforati da innumerevoli celle funerarie. Un esempio di domus de janas è il complesso cimiteriale di Rio Molino, che occupa due colline del Logudoro. Tra le più suggestive domus de janas, troviamo Sant'Andrea Priu, presso Bonorva, nella cui sommità gli antichi scolpirono un toro. Il film descrive l'architettura dei due complessi cimiteriali. La tomba dei giganti rappresenta un sepolcro più solenne, viene minuziosamente descritto. L'età del bronzo corrisponde all'età dei nuraghi. Il popolo che abitò il villaggio nuragico di Barumini rivive attraverso i suoi bronzetti. Il film si sofferma sulla descrizione degli edifici e ricostruisce la vita dei contadini e dei pastori, all'interno del villaggio. La leggenda narra che il nuraghe fosse stato inventato da Dedalo, fuggito da Creta, e regalato, come ringraziamento della loro ospitalità, ai sardi. La leggenda è il simbolo degli scambi culturali che avvennero tra le popolazioni sarde e i cretesi e i micenei. Le immagini mostrano il nuraghe di Silanus ed evidenziano le somiglianze con la tòloi, le tombe degli attridi. I primi nuraghi furono edificati nelle coste per sorvegliare il mare. Nuraghi di notevole importanza sono il nuraghe Losa e la Reggia nuragica di Santu Antine, presso Torralba, di cui il film fornisce un'ampia descrizione. A Dorgali, troviamo il borgo Serra Orrios e nella Giara di Serri il più grande santuario dell'isola, dove si venerava la dea madre. Altra divinità sarda è Sardus Pater, raffigurato con 4 occhi e 4 braccia. Il mondo nuragico riaffiora anche nel carnevale, con le maschere de sos mamutones e issocadores. Intorno al VI secolo, Cartagine s'impossessa dell'isola e costruisce Nora, oggi i ruderi della città si specchiano nel Golfo degli Angeli. inserite il testo

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda