Itinerari oristanesi

Il film si apre sui paesaggi del Sinis. Seguono disegni in bianco e nero che ritraggono cavalli e rimandano alle inquadrature delle cavalcate nelle feste paesane. Un pittore dipinge nel suo studio mentre una voce fuori campo recita un testo poetico. È una sorta d'introduzione al documentario vero e proprio, il quale inizia con le riprese dall'alto dei campi della Piana d'Oristano. Nel territorio oristanese i fazzoletti di terra predisposti per le colture specializzate si alternano alle coltivazioni tradizionali. Oristano è una città di pianura cresciuta oltre i limiti di quella medioevale. Tra Capo Frasca e Capo S. Marco vi è l'arco costiero del golfo che dalla città prende il nome. L'estremo lembo di capo S. Marco delinea il profilo della penisola del Sinis, formata da arenaria e basalti, che è stata un punto d'approdo favorevole per le civiltà mediterranee. Di qui la città di Tharros, di cui il filmato mostra le immagini. Nel Sinis fa bella mostra la Chiesa di S. Giovanni, di origine bizantina. Accanto alle bellezze archeologiche ed artistiche quelle ambientali: la vegetazione mediterranea, le spiagge di quarzi, gli stagni, habitat ideali per i fenicotteri rosa, infine le feste popolari, prima fra tutte la corsa degli scalzi in occasione di S. Salvatore. In questa zona i contadini sono spesso anche pescatori. Nella tradizione gastronomica oristanese è il pesce cotto alla brace e la vernaccia. Dentro il capoluogo si ammirano diverse bellezze artistiche: il Duomo il settecentesco chiostro del Carmine, i palazzetti della nobiltà del passato, il retablo trecentesco della chiesa di S.Martino e il Cristo di Nicodemo, scultura del ‘300 di scuola spagnola. Oristano conserva la torre come simbolo della storia giudicale. Durante il Carnevale la città si anima con la Sartiglia, che ha inizio con la vestizione de Su Componidori, documentata dalle immagini. Il filmato mostra il tripudio di colori dei costumi, le corse a cavallo per infilzare la stella, le pariglie. Da Oristano ci si muove più a nord, a Santulussurgiu, dove la tradizione rivive durante la Settimana di Passione e nella domenica di Pasqua. Le immagini mostrano la processione del venerdì santo accompagnata dalla Confraternita del Rosario. Su uno scenario diverso, quello di Sedilo, l'Ardia in onore di S. Costantino, che nel suo significato recondito sbarra l'accesso all'invasione del territorio da parte dello straniero. Sull'altopiano di Abbasanta, vi è, a Santa Cristina, un insediamento nuragico con il pozzo sacro. Nella media Valle del Tirso i paesi sono poggiati a mezza costa, come su balconate. Fordongianus conserva, nei ruderi delle Terme, la memoria di paese guarnigione delle milizie di Traiano. Una casa signorile del ‘500, di notevole interesse artistico per la grazia costruttiva, mostra il portale, le finestre, gli architravi scolpiti con motivi gotico-aragonesi. Spostandoci verso sud incontriamo il monte Arci, dalle stratificazioni ricche d'ossidiana, la pietra nera lavorata in età neolitica. Nelle coste dominano le torri fatte erigere nel ‘500 da Filippo II. Dirimpetto, sotto Cuglieri, la propaggine del massiccio del Montiferru, paesaggio aspro e dominato dalla macchia.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda