Storia di Sardegna

Le presenze umane in Sardegna sono attestate a partire dal Neolitico, ma nelle coste fin dal Paleolitico. I primi uomini provenivano probabilmente da Etruria, Baleari e Africa. Non si può parlare di un unico popolo, ma di popoli diversi che si amalgamarono per lingua e cultura, pur restando divisi politicamente. Intorno al 1500 a.C. sorsero i primi nuraghi, fortezze intorno ai quali era situato il villaggio. Se ne contano circa 7000. La fine della preistoria e l'inizio della storia sono tratteggiati da F.C. Casula. Nel primo degli inserti in cui parla, lo storico sostiene che, dall'evo antico in poi, per la Sardegna la storia la fanno gli stranieri e che della civiltà dei sardi, che pure esistevano, si sa poco.

Intorno al 1000 a.C. si data l'arrivo dei fenici, che colonizzarono le coste e fondarono gli insediamenti di Carales, Nora, Sulci, Bitia, Tharros, Torres, Bosa. Per sconfiggere la resistenza dei sardi dell'interno, in torno al 509 a.C. Cartagine diede il proprio aiuto ai fenici e subentrò quindi nel controllo di buona parte dell'isola, solo le zone interne della Barbaria (attuale Barbagia) rimasero controllate dai sardi. Al termine di un confronto durato 271 anni, al termine della I guerra Punica, la Sardegna passa ai romani. Nonostante le resistenze dei nuragici, la Barbagia viene conquistata e per 694 anni la Sardegna sarà romana. Nel 456 dC, a partire dalle coste, arriveranno i Vandali.

Il medioevo è una fase storica confusa e convulsa, al termine della quale, sconfitti i vandali dai bizantini nel 534, e dopo l'abbandono delle coste per via delle scorrerie dei pirati arabi, la sardegna viene assegnata dal Iudex Provinciae a quattro giudici ai quali viene decentrato il potere, intorno al 900 d.C. Una cartina geografica accompagnata da una didascalia spiega le peculiarità dei regni giudicali. Cagliari, filo-genovese, con capitale a S. Igia, distrutto nel 1258 da sardo-pisani, il suo territorio diventerà colonia pisana. Torres, filo-genovese, durerà fino al 1259, l'ultima giudicessa Adelasia, per essere poi diviso tra i Doria di Genova e i Bas Serra di Arborea. Sassari resterà come comune autonomo. Il giudicato di Gallura resisterà sino al 1288, quando l'ultimo giudice Nino Visconti sarà cacciato dai Pisani. Il giudicato di Arborea è il più longevo, resistendo per ben 520 anni. Nel 1297 papa Bonifacio VIII istituisce motu propriu un "Regnum Sardiniae et Corsicae" assegnandolo a Giacomo II. Una serie di episodi significativi sono tratteggiati dalla voce fuori campo tra il 1323, con l'alleanza Aragona-Arborea, e il 1409, con la sconfitta degli arborensi a Sanluri e la fine dell'ultimo regno autonomo sardo. In uno degli inserti lo storico Casula afferma che lo stato sarà perfetto e sovrano, dal punto di vista giuridico, fino al 1720. Di seguito la voce fuori campo continua con l'indicazione delle date di una certa importanza, a partire dal 1479, che vede l'unione delle corone di Castiglia e Aragona col matrimonio tra Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia. La Sardegna diventa quindi spagnola, negli anni tra il 1535 e il 1541 Carlo V farà costruire sulle coste le torri d'avvistamento, ancora esistenti, con lo scopo di difenderla dai pirati. Dell'età spagnola possiamo trovare echi e rimanenze in alcune manifestazioni come la sagra si S. Efisio, la Cavalcata Sarda e la sagra del Redentore. Le tappe dell'epoca moderna e contemporanea sono tratteggiate con pochi ma significativi eventi: nel 1708 il governo passa agli austriaci che lo terranno fino al 1717, anno dell'effimera riconquista spagnola, finchè nel 1720 l'isola non sarà ceduta ai duchi di Savoia, che otterranno anche la summa potestas. La corte si sposterà a Cagliari tra il 1799 e i primi dell'800. Nel 1847, con la "perfetta fusione", viene estesa alla Sardegna la legislazione degli stati della penisola. Al termine delle guerre d'indipendenza, nel 1861 il Regno di Sardegna si trasforma in Regno d'Italia. Giuridicamente, sostiene Casula, non vi fu soluzione di continuità tra una entità statuale e l'altra. Nel 1946, dopo la II Guerra Mondiale, la Sardegna ottenne lo statuto speciale, votato nel 1948, e venne divisa in quattro province. Ora vive di industria, artigianato, pastorizia, agricoltura, commercio e turismo. Nell'inserto finale, lo storico Casula ribadisce il proprio concetto secondo cui la Sardegna sarebbe, in realtà, il primo nucleo della nazione italiana.

 

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