Visiones de Sardigna (6ª puntata)

La VI puntata di "Visiones de Sardigna", programma interamente realizzato in lingua sarda, comincia dall'intervista a Salvatore Sardu, regista che ha dedicato trent'anni della sua vita alla documentaristica e al cinema. I suoi lavori sono conosciuti in tutta la Sardegna, alcuni hanno oltrepassato i confini dell'isola. Sardu racconta che la sua passione per l'arte cinematografica iniziò negli anni dell'università, quando frequentava le iniziative della Cineteca Sarda. Quasi per caso, egli acquistò una cinepresa, con la quale filmò l'occupazione della facoltà d'economia e la prima manifestazione del 1967 (di entrambe sono proposti alcuni spezzoni). La passione di Sardu proseguì quando, per esercitare l'insegnamento, si recò ad Iglesias. Lui, figlio di minatori, ha dedicato gran parte dei suoi lavori alla storia mineraria e alle lotte operaie. Le immagini delle foto del lavoro in miniera, l'inquadratura di un articolo de L'Unione Sarda su un conflitto tra operai e forze dell'ordine ad Iglesias, introducono le sequenze del film "11 maggio", riguardante i sette minatori fucilati a Carbonia mentre chiedevano l'aumento della razione di pane giornaliera. Poi è la volta degli spezzoni del film su Bugerru e del documentario "Ardia". Il regista ha infatti dedicato molti lavori anche alle tradizioni, alla cultura e all'ambiente della Sardegna. A Quartu, egli ha realizzato un museo che ospita tutti gli strumenti utilizzati durante i suoi trent'anni d'attività. Dopo Sardu, anche Lucia Argiolas ha dato un importante contributo al tema del lavoro nelle miniere con il film, uscito nel 1999, "Andavamo a piedi nudi". Esso è il racconto di un giorno di dolore, il 4 maggio 1871, quando a Montevecchio morirono tre donne e otto bambine. Il documentario, nato da lunghi anni di studio, ha fatto conoscere cosa sia stato il lavoro della donna all'interno della miniera. Dal cinema si passa alla musica, per commentare la manifestazione intitolata "Boghes de biddas buidas", che nel 2003, in occasione de Sa Die de Sa Sardigna, ha animato quattro differenti paesi della Sardegna: S. Antonio Ruinas, Armungia, Seui e Villanovamonteleone. La rassegna musicale ha voluto rappresentare una voce contraria al progressivo spopolamento cui stanno andando incontro i centri interni della Sardegna. Essa ha visto l'esibizione d'artisti sardi come Piero Marras, Sas Balentes, il Coro Ortobene di Nuoro, Maria Giovanna Cherchi. Alcuni di questi artisti sono stati intervistati ai microfoni di "Visiones de Sardigna". L'ultima parte del documentario è interamente dedicata alla scultura di Gigi Porceddu, artista di Villasor di fama internazionale. Il Porceddu si è avvicinato alla scultura da ragazzino ed è passato dalla lavorazione della terra cruda a quella del legno, fino alla scoperta della materia a lui più congeniale, la pietra di fiume. Le inquadrature mostrano le immagini delle sue opere: guerrieri nuragici, cogas, janas, paesi sardi realizzati in bassorilievo con lo scalpello. Dall'intervista allo scultore di Villasor emerge che egli vede la sua arte come un gioco con la materia. Il Porceddu afferma di "far partorire la pietra", ovvero di dar vita alla materia che lavora, ai segni che essa custodisce.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda