Visiones de Sardigna (3ª puntata)

La puntata è interamente dedicata ad Andreas Bentzon, grazie all'opera del quale conosciamo la Sardegna degli anni '50 e '60. Il documentario alterna l'intervista a Dante Olianas, studioso di Bentzon, con il continuo confronto delle immagini in bianco e nero del cortometraggio curato dal regista Fiorenzo Serra servendosi del materiale delle ricerche svolte da Bentzon. Il film ha per titolo "Is Launeddas. La musica dei sardi". Lo studio sulle launeddas è però solo uno dei tanti realizzati dallo studioso danese. Egli si occupò, infatti, di tutta la situazione culturale sarda. La prima volta che Bentzon giunse in Sardegna, nel 1953, aveva soli diciassette anni. Capì subito che l'isola aveva suoni non assimilabili ad altri nel mondo. Lo meravigliarono quelli delle launeddas, i canti a tenores, is goccius, is muttetus. Furono gli anni in cui nacque il suo amore per la terra sarda. Dopo la prima visita, Bentzon tornò in Sardegna negli anni '60, portandosi appresso un registratore e una cinepresa. Il lavoro di ricerca condotto divenne una tesi di laurea pubblicata in Danimarca nel 1969. Di lì a poco, nel '71, lo studioso morì di cancro a 35 anni d'età. Grazie alle riprese e alle registrazioni di Bentzon, oggi i sardi possono riascoltare i pezzi dei grandi maestri sardi di launeddas. Non vi è infatti lavoro regionale o nazionale che eguagli il suo. È stato Dante Olianas a riscoprire le ricerche di Bentzon, custodite fino al 1981 nel Museo del Folklore di Copenaghen. Nell''89 l'Associazione Culturale S'Iscandula ha deciso di realizzare il già citato cortometraggio, che ha vinto il premio per il cinema scientifico al Festival della Maremma. Oggi anche il libro di Bentzon sulle launeddas è stato tradotto in italiano. Il materiale che deve essere studiato è però ancora molto. Il film ha dato un grande aiuto ai suonatori di launeddas, che negli anni '80 stavano scomparendo. Molte riprese realizzate da Bentzon mostrano spaccati della vita in Sardegna negli anni '50 e '60, così è per il video in cui viene ripresa Luigina Poddi che canta is mutettus de scedazzai. Questo porta a concludere che Bentzon fu un ricercatore etnografico, oltre che studioso di musica. A tal proposito egli abbozzò un lavoro antropologico svolto presso i pastori di Nule. Di queste ricerche rimangono migliaia di pagine da consultare e studiare. La fine del documentario mostra le sequenze delle riprese girate da Bentzon a Villaputzu. In esse sono riconoscibili Antonio Lara, il suonatore, e Aurelio Porcu, il ballerino.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda