Intermezzo sardo

La Sardegna rappresentata nel documentario è posta in una linea di stretta continuità col passato: le immagini dei nuraghi, dei bronzetti nuragici, della mater mediterranea che sfuma tra le onde del mare, vengono commentate da una voce fuori campo secondo la quale "ieri come oggi, l'uomo dell'isola fu pastore, contadino, pescatore". La prima attività a venire mostrata è quella della pesca: i pescatori di aragoste, vanno a pescare con le nasse al largo del proprio paese. La preparazione e l'asciugatura delle nasse sulla spiaggia, così come le tecniche di pesca, vengono mostrate con estrema attenzione e cura formale. La "vera" vita della Sardegna, però, "quasi uguale a quella del passato", è considerata dal commentatore quella del "pastore-contadino" dell'Interno, che vive tuttora in pinnettas costruite con l'antica tecnica di costruzione dei nuraghi, in estrema sobrietà, mungendo le pecore e preparando il formaggio. Nei paesi le donne, "nei loro costumi di linea arcaica", filano e tessono i tappeti, operose; anche le espressioni di gioia popolare come il ballo sardo, che viene eseguito nella festa che segue alla processione della Madonna dei Martiri di Fonni, affondano le proprie radici in millenni di storia. Quando la festa finisce, il pastore torna alla sua montagna, dove "le ombre misteriose del passato vegliano ancora sul sonno quieto di questa antica terra".

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda