Vista dal mare. Coste della provincia di Cagliari
I sardi sono isolani anomali; non sembrano infatti aver mai avuto una gran confidenza con il mare. È questa la considerazione che l'autore riprende dal geografo francese Maurice Le Lannou, autore del volume "Patres et paysans de la Sardaigne", visibile sul tavolino di un'imbarcazione che si appresta ad attraccare nel porto di Cagliari. Ed è da questa città, dai suoi stagni e dalle sue spiagge, che riparte il viaggio in barca per documentare lo stato delle coste della provincia di Cagliari, prima in direzione est, fino a Porto Corallo, lungo le coste sud-orientali (Cala Regina, Villasimisus, Capo Boi, Solanas, le isole Serpentari e dei Cavoli, Cala Pira, Monte Nai, Costa Rei e Capo Ferrato), poi in direzione ovest, fino alla marina di Arbus, passando per le isole di S. Pietro e S. Antioco e le coste del Sulcis-Iglesiente, lungo i sentieri dell'archeologia industriale dei siti minerari abbandonati, e di Teulada, nelle zone soggette a servitù militari. È così in grado di mostrare lo sviluppo delle coste, per lo più degli ultimi cinquant'anni, alla luce del massiccio processo di edificazione selvaggia e di scarsa tutela ambientale che ha investito diverse aree (soprattutto nella costa orientale), o le zone di sviluppo industriale sulle coste (Sarroch e Portoscuso) e gli effetti sull'ambiente dell'inquinamento delle raffinerie. Agli aspetti più degradati del paesaggio costiero, fanno da contrappunto le bellezze dei fondali e le tracce della storia passata, come le città fenicio-puniche di Nora e Bithia.