Una Terra, una cultura

La Sardegna ha assistito al succedersi, nei suoi territori, di dominatori stranieri venuti dal mare. Il dominio esterno ha qui bloccato lo sviluppo economico, ma non ha distrutto l'identità sarda. Sin dall'apertura, il film presenta un gioco d'immagini che si alternano: un figolaio intento nel modellare la creta con il tornio, una donna che lavora la pasta per preparare il pane in casa, un'altra che crea dei manufatti al telaio, un agricoltore che concima la terra, un pastore che tosa una pecora, un bambino che nella lavagna della scuola scrive un tema sul suo paese. Le immagini mostrano la cultura materiale della Sardegna. È nei lavori quotidiani della sua gente, afferma la voce fuori campo, che si esprime l'identità dell'isola. Così le scene di vita agricola mostrano l'aratura con il giogo dei buoi, l'innafiatura realizzata con l'ausilio dell'asino, la recisione dei rami d'olivastro e la successiva innestatura con l'olivo. La creazione di una brocca per l'acqua precede la presentazione della viva ritualità animistica del mondo sardo, un esempio della quale si palesa nei rimedi contro il malocchio, di cui vengono mostrate le immagini. La donna è spesso protagonista nella cultura della Sardegna. Essa continua a manifestare la sua creatività nella fatica. Così è nella decorazione dei dolci, nella panificazione, nella creazione dei canestri, nella realizzazione dei tappeti e delle coperte con il telaio. Nell'isola, parallelamente alla cultura ufficiale sopravvive dunque una cultura "subalterna", le cui radici affondano nella civiltà della terra e del pane. La cultura subalterna continua così a vivere nonostante i tentativi d'acculturazione egemonica. Quello sardo non è un mondo di vinti, la sua forza si esprime con più tenacia nelle zone meno esposte ai contatti esterni.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda