Riserve marine in Sardegna

Le prime inquadrature del documentario sono dedicate ai paesaggi marini della Sardegna. Una voce fuori campo dà un quadro dei profumi, della vegetazione, dei colori caratteristici nelle coste dell'isola. Qui, durante gli anni '50 il turismo ha portato migliaia di persone. Tra queste, molte sono quelle che hanno deturpato l'ambiente costiero e sottomarino. Per tale motivo le autorità nazionali, regionali e comunali hanno deciso l'istituzione di riserve protette in cui, a salvaguardia dell'ecosistema, sono state poste alcune limitazioni. Ogni parco è stato diviso in tre zone, illustrate dal film con l'ausilio di disegni fatti al computer: la zona A, di riserva integrale, la zona B, di riserva generale, la zona C, di riserva parziale. I parchi sardi sono quattro: Villasimius, Capo Coda Cavallo - Tavolara, il Sinis - Mal di Ventre e Capo Caccia. Villasimius, sulla costa sud - orientale dell'isola, è la più vasta riserva protetta. Essa comincia da Porto Sa Ruxi e termina a Punta Molenti. Tra le perle del parco vi è Capo Carbonara, da cui si può ammirare l'isola granitica di Serpentara, dove è ancora visibile una torre d'avvistamento spagnola, quella di S.Luigi. Tra i gioielli di Villasimius vi è anche Porto Giunco, con un cordone di sabbia finissima che separa il mare dallo stagno di Noteri. La riserva di Capo Coda Cavallo, circa mille ettari di superficie, è compresa tra Capo Ceraso e l'Isuledda. Più a sud di Capo Ceraso la costa si fa più bassa e ospita, verso S.Teodoro, stagni ricchi di fauna. Il simbolo della riserva è l'isola di Tavolara, una grande massa calcarea a forma di elmo, che si allunga perpendicolarmente alla terra sarda. Sul versante occidentale dell'isola troviamo il parco del Sinis - Mal di Ventre, popolato fino a pochi decenni fa da soli pastori e pescatori, che abitavano capanne di falasco. Qui lunghi arenili di sabbia si alternano alle spiagge di quarzo, come ad Is Arutas. L'interno è quasi ovunque piatto, con prati e campi di grano. La zona è ricca di stagni, tra i quali il più esteso è quello di Cabras, habitat ideale per i fenicotteri rosa. Il fascino del Sinis risiede anche nella sua storia. In questa terra si sono infatti susseguiti prenuragici, nuragici, fenici, cartaginesi, romani, vandali e bizantini. Tracce consistenti di questo passaggio sono visibili a Tharros, città prima fenicia, poi punica e infine romana. La chiesa di S.Giovanni è invece un gioiello d'arte bizantina. Sotto la chiesetta dedicata a S.Salvatore vi è infine un tempio ipogeico con scritte e disegni. Di fronte al Sinis, l'isola di Mal di Ventre. Capo Caccia, che dà il nome alla quarta riserva sarda, si presenta come uno sperone di calcare che chiude ad Occidente la baia di Porto Conte, chiamata dai Romani Portus Ninfarum. Anche la città di Alghero, il cui fascino risiede sia nel centro storico che nelle bellezze paesaggistiche, appartiene al parco. In questa zona della Sardegna, la composizione calcarea delle rocce ha reso possibile la formazione di grotte come quelle di Nettuno. L'interno della riserva ospita spazi ancora selvaggi. Diversi sono anche i siti archeologici, tra i quali quello del nuraghe Palmavera. Questa costa è denominata anche "Riviera del Corallo". dal prodotto più tipico del parco.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda