C'era una volta un prato

"C'era una volta un prato" è la frase d'inizio del film. Ed esso esisteva davvero, racchiuso a nord e ad est da un recinto di palazzi. In passato probabilmente qualcuno l'aveva coltivato, molti degli abitanti della zona avrebbero voluto che divenisse un polmone verde, arricchito di piante aiuole e panchine. Oltre il parto, verso oriente, si poteva scorgere il mare, punteggiato di vele dalla primavera all'autunno. Tra il mare e il prato si aprivano delle zone salmastre, in cui avevano trovato il loro habitat ideale diverse specie d'uccelli stanziali e migratori. In un balcone che si affacciava sul vasto campo, vi era inoltre una telecamera, che con il suo occhio attento registrava tutto ciò che le sembrava utile da tramandare. Tuttavia, mentre il balcone si abbelliva di fiori colorati, la telecamera preferiva guardare lontano. Fu così che un giorno osservò ciò che mai avrebbe voluto vedere: un gruppo di uomini metteva in atto una protesta. Erano i proprietari degli appezzamenti di terra del prato. Essi tentavano d'opporsi all'esproprio deciso in favore di alcuni imprenditori edili. La telecamera, dapprima sconvolta, prese poi la decisione di filmare tutti gli attimi della vita del prato. La storia filmata ebbe inizio in una mattina di settembre, quando all'alba l'aria era ancora pura e il cielo offriva mille colori. Per due mesi continuarono le giornate estive. La siccità durò fino al 2 novembre, quando cominciò a soffiare un vento fortissimo per tutta la notte. Al mattino il cielo si risvegliò pieno di nuvole scure, che di lì a poco portarono la pioggia. Essa cadde sino al giorno seguente. La terra placò la sua sete e il prato rinverdì in poco tempo. Presto, nel campo si accesero tutti i colori della primavera. Anche il mandorlo iniziò la sua fioritura. Il prato divenne un rifugio per gli innamorati. Lo spettacolo era così straordinario che le maestre della scuola elementare del quartiere decisero di portare i loro alunni ad osservare da vicino la natura. I bambini ne furono colpiti e alcuni di loro dedicarono al prato l'Inno alla Gioia di Beethoven. Tuttavia, la fine era vicina. Una ruspa lavorava infaticabile, la stradina di terra battuta venne asfaltata e una palizzata racchiuse l'area destinata ai nuovi insediamenti. Giunta la stagione estiva, l'erba cominciò a seccarsi e divenne facile preda dei piromani che trasformarono l'area in una distesa di cenere. Un altro vento cominciò a soffiare forte. Esso avrebbe portato nuova vita in altri angoli del mondo.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda