Il Porto industriale di Oristano

Il documentario si apre con le sequenze delle spiagge d'arenaria del Sinis, sul versante occidentale della Sardegna. Qui i ruderi sono testimoni d'antiche civiltà, come quella fenicia, che sul finire del II millennio a.C. fondò la città di Tharros, fiorente centro commerciale fino al primo Medioevo. Verso il 1000 d.C. le scorrerie di Vandali e Saraceni ne causarono l'abbandono: le popolazioni si misero al sicuro nel retroterra paludoso. Portandoci dalle coste verso le zone più interne dell'Oristanese, un portale di campagna settecentesco, la cui immagine viene mostrata nel film, svela la matrice agricola d'Oristano, città il cui sviluppo è legato alla presenza delle grandi pianure del Campidano. All'interno della struttura urbana, domina sui tetti la torre merlata di Mariano d'Arborea. La vita dei giovani ha qui il suo puntuale riflesso nella via Dritta e nelle piazze. Le inquadrature mostrano la statua d'Eleonora d'Arborea, protagonista della storia giudicale di Oristano. A Carnevale la città si anima con la Sartiglia, corsa equestre che è anticipata dalla vestizione de Su Componidori, preposto a sostenere la giostra. Tra il rullo dei tamburi e una folla festante, i cavalieri corrono sui loro cavalli cercando di infilzare una stella con la spada. Dagli esiti della competizione si trarranno gli auspici per il buon andamento dell'annata. Oggi, la città d'Oristano ha trovato nuove strade per il superamento dei vecchi modelli economici. Il Consorzio per il Nucleo dell'Industrializzazione ha infatti operato per la promozione di un sistema di produzione industriale su una superficie di 30000 ettari. Il territorio per la realizzazione del progetto appartiene anche ai comuni di S. Giusta, Cabras e Palmas Arborea. I lavori constano di un porto e di un'ampia rete d'infrastrutture le cui parti essenziali sono due (sintetizzate da un plastico): una è esterna alla costa ed è costituita da due bracci che si protendono nel Golfo per creare un bacino di calma, l'altra è interna ed ha carattere prevalentemente industriale. I lavori per la realizzazione della struttura sono iniziati nel luglio 1970. Il Consorzio li ha concessi in appalto alla Sider S.p.A. di Roma. La Cassa per il Mezzogiorno, la Regione Autonoma della Sardegna e il Piano di Rinascita hanno fornito i finanziamenti. Le inquadrature del progetto cartaceo vengono alternate alle riprese dei lavori al porto. Essi sono iniziati con le deflagrazioni delle falde del Monte Arci. I banchi di trachite, frantumati dagli esplosivi, sono stati raccolti dalle pale meccaniche e rovesciati nei cassoni dei camion. Una volta scaricata la trachite sulla battigia, i moli hanno preso forma solo dopo aver eseguito i rilievi geognostici, che hanno permesso di apprendere le caratteristiche del fondale marino, in seguito alla conoscenza delle quali è stata decisa una bonifica mediante un materasso di sabbia. Contemporaneamente si è realizzato un molo di sottoflutto della lunghezza di 720 m. Il documentario mostra tutti i lavori di costruzione che hanno portato alla realizzazione dell'attuale porto industriale d'Oristano: dall'adagiamento di grandi massi che costituiscono il nucleo della scogliera al completamento dei due moli con i getti di calcestruzzo. Il porto industriale è sicuramente un efficace sostegno allo sviluppo produttivo del comprensorio. Il pregio della struttura è ridurre tutti i costi cui va incontro un prodotto realizzato in Sardegna. Sono le premesse per una crescita economica e sociale.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda