Sul divano

Il film in bianco e nero è un dialogo serrato quasi onirico tra un ragazzo vestito di nero seduto in riva al mare su un divano scucito e un pittore vestito di bianco lontano tra gli alberi che dipinge una tela. Il ragazzo apre gli occhi, si guarda intorno: "non ho sonno". Il pittore gli risponde dicendogli che è libero. Il ragazzo accusa le persone di non capirlo, la vita dovrebbe essere semplice. Il pittore gli dice che lui non può essere uguale agli altri. Il ragazzo vorrebbe essere un gabbiano per fuggire. Ma fuggire da cosa? Si deve riflettere sulle domande, anche se non piacciono, qualsiasi cosa il ragazzo stia cercando, dice il pittore, non la può trovare seduto su quel divano. Il ragazzo dice di non cercare una vita facile, di non sapere ciò che cerca, vorrebbe solo che gli altri sapessero ascoltare, riuscissero a vivere le cose, come accade a lui. A volte si sente perso con tutte le sue paure e le sue ansie, quando prova a parlare dei suoi incubi, i suoi occhi incontrano l'incomprensione degli altri, forti delle loro certezze, senza cui vivere sarebbe inutile. Perché continuare a lottare e non comportarsi come loro? Il pittore risponde che forse le certezze degli altri sono solo maschere, il ragazzo è più forte perché non nasconde le sue debolezze, la sua sensibilità non deve essere più trappola, ma ali. Un gabbiano vola in cielo. Cambia la scena, il ragazzo cammina per strada, guarda il pittore fermo che l'osserva.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda