Meana. Il lavoro, l'uomo

Le immagini della verde campagna del Mandrolisai scorrono dal finestrino di una macchina in movimento e introducono nel paese di Meana Sardo, in provincia di Nuoro. Una scritta dichiara che il documentario vuol essere "una raccolta di testimonianze del lavoro pastorale e contadino a Meana Sardo, nel periodo compreso tra la I Guerra Mondiale e la fine degli anni '60". L'intenzione è quella di far conoscere alle nuove generazioni, attraverso le voci di genitori e nonni, la dura lotta per l'esistenza di chi ha vissuto nel paese in quegli anni. Il filmato si compone di nove parti, a volte introdotte da immagini che rimandano al tema del film (ad esempio due anziane donne che lavorano al telaio tradizionale), altre affidate alla viva voce degli anziani che parlano dialetto barbaricino (con i sottotitoli in italiano). I protagonisti raccontano del duro lavoro negli anni dell'infanzia, quando la scuola si abbandonava per il lavoro nei campi, per la cura del bestiame, per la raccolta del sughero e per aiutare nei lavori domestici. Descrivono aspetti del lavoro legato alle terre, spesso prese in affitto da esosi proprietari terrieri per la coltivazione o il pascolo del bestiame e il pagamento che avveniva per lo più in natura con buona parte del raccolto o nel caso dei pastori, con il latte, il formaggio e la lana. Questa situazione di disparità e sfruttamento causò nel tempo il fenomeno dell'abbandono dei campi da parte dei contadini, il cui apice si raggiunse alla fine degli anni '60. Con la II Guerra Mondiale il paese si svuotò di gran parte della popolazione maschile in età lavorativa, e furono le donne a sostenere l'economia del piccolo centro. Furono anni di fame e di lotta per la sopravvivenza: il grano era razionato, l'uso delle macine limitato e controllato da funzionari del Governo, il denaro non circolava. Il bestiame allo stremo moriva di stenti e chi poteva si spostava nei pascoli del Campidano. Emigrare era per tanti inevitabile e dagli anni '50 in poi, uomini e donne di Meana si trasferiscono in Germania, Francia e Olanda, in cerca di fortuna. Per chi restava l'esistenza si mantenne uguale nel tempo, scandita dai riti religiosi bene auguranti e dalle credenze magiche e soprannaturali.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda