La processione degli scalzi

La chiesa di San Salvatore a Cabras è circondata da alcune delle più importanti muristenes della Sardegna. Sorge su un ipogeo prenuragico dedicato al culto delle acque, riutilizzato, in epoca romana, come tempio pagano dedicato a Marte e Venere. L'antico culto pagano della divinità salvatrice, testimoniato dai ritrovamenti archeologici e legato ai culti punicizzati della vicina Tharros, ha trovato il suo equivalente cristiano nel culto di San Salvatore.Il rito della Processione degli Scalzi, che si svolge nella forma della novena dalla metà del ‘600, rievoca un miracolo leggendario. Durante una delle tante invasioni della costa occidentale da parte dei Mori, un gruppo di pescatori e contadini del masone de Cabras corse a mettere in salvo la statua di San Salvatore, rimasta alla mercé degli invasori: il trambusto e il polverone misero in fuga gli invasori, che li attribuirono all'avvicinarsi di un esercito.Mentre gli uomini partecipano alla corsa, che risale al 1930, le donne portano in processione una statuetta del Santo, detta su santigheddu. La novena si svolge per nove giorni, dalla festa di Santa Maria (metà agosto) alla prima domenica di settembre. La festa di San Salvatore è fortemente sentita dalla popolazione di Cabras, che partecipa in massa ai riti in onore del Santo. Il sabato inizia la processione degli Scalzi: vestiti di un saio bianco, questi percorrono le vie polverose che portano da Cabras a San Salvatore di Sinis. Qui, tra i goccius religiosi e alla presenza di numerosi fedeli, si svolge la messa. Per tutto il pomeriggio si fa festa con pesce, maialetto arrosto e vernaccia. La domenica la corsa si ripete per riportare il simulacro del Santo a Cabras e is corridoris sono accolti dalla folla festante. La statua del Santo, ora col volto scoperto, viene riportata nella chiesa del paese, dove sarà custodita per un altro anno sino alla processione successiva.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda