Pericolo negli abissi

La voce fuori campo dà inizio al film affermando che esso racconta la storia d'uomini e donne costretti ad affrontare il mare ogni giorno della loro vita. Le prime sequenze sono dedicate alle amasan, le tuffatrici nude che, per catturare un mollusco ben pagato dai buongustai, scendono a 20-30 m. di profondità nel Mar del Giappone. Le donne sposate hanno diritto ad una barca tutta per sé, le nubili, invece, devono accontentarsi d'una tinozza di legno. Il pericolo rappresentato dal mare viene qui illustrato attraverso una breve fiction, che mostra il lavoro di un gruppo di amasan le quali, dopo essersi tuffate per svolgere il loro lavoro, vengono uccise da uno squalo. Le amasan, tuttavia, non sono le uniche che si calano ad elevate profondità. Da migliaia d'anni, l'uomo porta i suoi ingegnosi attrezzi negli anfratti marini più oscuri, per strappare ad essi il corallo rosso. Esso cresce dove non batte la luce del sole. Raschiando gli scogli, i rametti di corallo s'impigliano nelle code di stoppa e nelle reti. I corallai scendono a 80-90 m. di profondità e rompono i rami con una semplice mazzetta. Ogni dieci minuti trascorsi sul fondo è necessario fare una decompressione perché l'aria rimasta nelle bombole rischia d'essere insufficiente. Durante la risalita, il rischio d'embolia è molto alto. Un'altra breve fiction mostra che scendere a profondità più elevate potrebbe essere molto pericoloso. Non lontano da S. Teresa di Gallura c'è Capo Caccia, un massiccio calcareo scolpito dal vento, dalla pioggia e dalla salsedine. Grotte enormi si addentrano nel ventre della montagna, sopra e sott'acqua. Questo è un luogo di grande interesse per le ricerche degli speleolologi. Il pericolo a cui essi si sottopongono è però quello di perdere l'orientamento senza riuscire a trovare la via per risalire a galla. Nei fondali delle isole Haway lavorano i pescatori di corallo nero. Il rischio a cui essi sono sottoposti è rappresentato dagli squali tigre. Ad una profondità di 500-600 m., nel buio più totale, si trovano rami di corallo grandi quanto il braccio d'un uomo. L'unica possibilità di scendere a profondità tanto elevate è servirsi d'un battiscafo, ma anche questo è pericoloso, potrebbe infatti andare in avaria. I tuffatori nudi dell'isola di Tahiti si calano a 30 m. sotto il livello del mare per raccogliere le ostriche da madreperla. Essi sviluppano forme d'embolia cronica che li porta a camminare disordinatamente. Questo è il "destino" a cui vanno incontro anche i raccoglitori greci di spugne. Nell'Isola di S. Marco ha luogo una pesca vecchia di secoli, quella delle perle. Alcuni decenni fa una malattia fece morire le ostriche. I palombari anziani, però, continuano a raschiare i fondali marini. Qui il rischio più grande è rappresentato dallo squalo martello. A est dell'Australia vi è la grande barriera corallina, dove la concentrazione d'animali marini è la più alta del pianeta. Vi sono anche rettili velenosi, un esempio dei quali è il serpente marino, che vive nelle acque e sulle rive. Le escursioni subacquee, come mostrano le sequenze, possono riservare brutte sorprese. I rischi elencati dal documentario sono però tra i più disparati. Vi sono luoghi, come ad esempio Haway, dove i vulcanologi si avvicinano troppo alla lava che fuoriesce dalla crosta terrestre ancora in formazione. Le ustioni provocate dal magma potrebbero per loro essere fatali.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda