Fenici e Cartaginesi
Sabatino Moscati introduce il documentario sui fenici e sui cartaginesi, i due grandi popoli antichi di navigatori, che in Sardegna fondarono le città di Cagliari, Nora, Bithia, Sant'Antioco, Monte Sirai, Tharros e Neapolis. Il film, attraverso le spiegazioni di alcuni studiosi, ripercorre le testimonianze che le due civiltà lasciarono in Sardegna. I fenici tra il 1200 e il 1100 a.C. iniziarono a svolgere una fiorente attività commerciale, nel Mediterraneo, portando le materie prime dall'occidente verso l'oriente, dando in cambio oggetti lavorati, quali la porpora e il vetro. Si espone la teoria, oggi non più accreditata, che riteneva il tophet un santuario di sacrifici dei primogeniti. In realtà era un cimitero di bambini morti in tenera età. Accanto al vaso cinereo si collocava una stele con su scritto nome e divinità. La scrittura utilizzata era il fenicio. Lo studioso mostra un frammento d'iscrizione votiva, ritrovato a Nora, che rappresenta la più antica scrittura conosciuta in Sardegna, risalente al 1000 a.C. Si riconosce solo la parola "poal", che significa felce o opera. La famosa stele di Nora è molto arcaica, anche se più recente della precedente e non di facile lettura. Lo studioso mostra la statua di Mes, divinità benefica molto popolare in età punica: era il dio delle gestanti, della musica e il protettore della famiglia. La città di Tharros ha avuto una vita molto lunga e complessa: era, infatti, un punto d'arrivo di diverse rotte dirette a Cartagine. Era anche un grande centro di produzione artistico artigianale, sia in epoca fenicia che cartaginese. Si lavoravano le pietre dure, scarabei, monili e sigilli fatti in corniola e diaspro, oltre che in oro e argento. Inoltre, si produceva la ceramica vascolare e le sculture in ceramica. Nonostante la cultura romana si sia sovrapposta nell'architettura della città, ci sono pervenute diverse testimonianze fenicie e cartaginesi, quali le fortificazioni, formate da fossati e mura. Il complesso di Monte Sirai fu fondato dai fenici di Sulci come avamposto verso l'interno, zona d'interesse agricolo e minerario. Il monte, non molto alto, presenta fianchi scoscesi che permettono una facile difesa. Sul pianoro, i fenici costruirono una linea di fortificazioni esterne. Nel punto più alto, sistemarono un villaggio. Distante, ma sempre all'interno del perimetro fortificato, è situato il tophet. Nello spazio tra l'acropoli e il tophet troviamo la necropoli. Alle tombe a camera si accede attraverso dei pozzi, nei quali sono state ricavate delle scale. I loculi, scavati nella roccia, sono una caratteristica di Monte Sirai mentre negli altri tophet i defunti venivano deposti in terra. Su una colonna è raffigurato il segno di Tanit capovolto, perché siamo nel regno dei morti. Il piccolo villaggio era concepito con strade rettilinee e le case, dalla pianta quadrata, erano dotate di più stanze, suddivise tra il piano terra e il primo piano. Anche a Sant'Antioco è presente il tophet. Le deposizioni si affollavano vicino al luogo più sacro del santuario. I fenici, popolo di navigatori, toccarono anche le rotte della Sicilia. Nell'isoletta di Mozia, si possono ammirare resti fenici ancora intatti.