L ultimo pugno di terra

L'ultimo pugno di terra è articolato in cinque episodi ben definiti, segnati da un titolo di apertura.I pastori. Quasi la preistoria. La vita del pastore in Sardegna si svolge in condizioni d forte precarietà costretta da ritmi imposti dalle esigenze del gregge che sono sempre dominanti. La transumanza, che costringe a viaggi durissimi e a mesi di lontananza dalle proprie case, diventa emblema di questa vita, che vede il pastore sempre vittima di un mondo ostile.Cabras. Un feudo d'acqua. Lo stagno Cabras, nelle vicinanze di Oristano, è una immensa distesa d'acqua ed è proprietà privata da quando nel seicento Filippo IV di Spagna lo cedette a dei banchieri genovesi che a sua volta nell'ottocento lo vendettero alla famiglia Carta che ancora lo possiede. Lo sfruttamento delle risorse ittiche avviene con modalità prettamente feudali, con i padroni che consentono la pesca in modo secondo una gerarchia fortemente discriminante. Palamitaius, bogheris, poligeris, sciagoteris, servi de is pesaggius, sono le diverse categorie. Gli ultimi sono i più avvantaggiati perché controllano per conto del padrone e si arricchiscono con facilità, mentre i primi i più svantaggiati perché in cambio di una tassa possono pescare solo cinque mesi l'anno e per giunta senza reti e con delle imbarcazioni piccolissime fatte da fasci di fieno palustre. La difficili condizioni di vita dei pescatori, talvolta ai limiti della sopravvivenza, si riflettono nel paese di Cabras che con i suoi seimila abitanti vive in situazioni precarie.Carbonia. Una storia moderna. «In un'isola in cui la preistoria non è mai finita, Carbonia è una città che ha solo 25 anni ma il suo dramma non è meno doloroso perché le miniere sono in crisi e la vita di chi ci lavora si svolge tra conflitti e sussulti». Dall'entusiasmo del sogno autarchico di Mussolini alla dura realtà dell'immediato dopoguerra - la scoperta che il carbone del Sulcis non è di qualità tale da poterlo rendere interessante sul mercato - il passaggio è troppo breve, e le migliaia di minatori si trasformano progressivamente in migliaia di disoccupati. La crisi economica è crisi sociale, e le rivendicazioni sindacali, gli scioperi, le manifestazioni di protesta (ne vediamo una con un comizio di Daverio Giovanetti) non portano ormai più neanche un minimo di speranza, rimane solo l'emigrazione, la fuga verso un altro mondo dove trovare un lavoro per sostenere la famiglia. Sofferenza, quindi, e sogni frustrati ma comunque una importante lezione di vita l'esperienza in miniera l'ha data: «Nessuno di loro dimenticherà la lezione umana e moderna che hanno appreso qui: una più larga solidarietà sociale, una nuova coscienza dei loro diritti. Erano contadini, erano pastori di un mondo senza storia ora sono uomini vivi in una dimensione contemporanea, ed è forse questo che fa più bruciante la loro sofferenza in questa città in agonia».

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda