Tre Tempi sulcitani

Nella prima parte del filmato si descrive, attraverso una serie di riprese d'epoca, il faticoso lavoro nelle miniere del Sulcitano prima e dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, con la chiusura della miniera, ormai in esaurimento, di Serbariu e la conseguente nascita di una nuova, quella di Nuraxi Figus. La voce fuori campo prosegue raccontando in maniera chiara la complessa situazione creatasi nel 1957-58 per il risanamento della Carbosarda, mettendo a confronto la vecchia miniera (Serbariu) con la nuova (Seruci). Questi due luoghi, appartenenti a tempi, a mentalità, a metodi di produzione diversi, hanno un'unica eredità: l'uomo, che rimane l’elemento indispensabile per proseguire “una vita sotterranea”. L’ultima parte del documentario guarda al futuro con la costruzione della centrale elettrica di Portovesme, la più grande d'Italia, che, sfruttando il carbone sulcitano, è in grado di aumentare la produttività energetica rendendola disponibile in tutta l'isola e nel continente.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda