Sardegna Nuova

La voce over commenta un campo lungo dove appare una campagna cespugliosa e desolata: un'immagine che da sempre caratterizza la Sardegna dove i pastori hanno tradizionalmente vissuto liberi da doveri ma privi di ogni diritto. Il primo piano della lama di una ruspa introduce il cambiamento che l'Isola sta assumendo grazie all'ETFAS (Ente di Trasformazione Fondiaria e Agraria della Sardegna). Ora infatti le più potenti macchine sono entrate in azione per bonificare una «terra che opponeva la sua millenaria azione selvaggia». Il commento spiega che ben «20.000, dei 24.000 km2 dell'Isola, non avevano conosciuto né aratri né colture dal giorno stesso della creazione. Bisognava quindi sovvertire questa terra dal profondo, scavare dentro le sue viscere». Così la macchina da presa guida lo spettatore alla visone dell'azione di bonifica del territorio: i potenti aratri trainati dalla ruspe segnano il terreno, i mezzi meccanici lo spietrano e lo sghermiscono fino a renderlo coltivabile. «Non era una terra nemica -aggiunge il commentatore- era solo una terra abbandonata da millenni, nella quale l'uomo non aveva avuto mai fiducia, scoraggiato dal pensiero della forza titanica che occorreva per piegarla e per vincerla». In questi terreni l'ETFAS crea degli insediamenti urbani stabili e i singoli lotti vengono assegnati ai coloni che potranno lavorarli per renderli produttivi. Una lenta panoramica orizzontale mostra in campo lungo l'ampio risultato della bonifica con la dislocazione dei nuovi edifici. A supportare questo primo lavoro giunge anche la creazione di laghetti collinari che collegati ai grandi laghi artificiali garantiscono l'irrigazione dei campi. I coloni però non operano isolatamente, ma grazie alla creazione di cooperative possono coordinare fra di loro le risorse per una migliore gestione del prodotto. L'aspetto economico non è comunque l'obiettivo ultimo dell'azione di bonifica. Piuttosto, come evidenzia "l'inventore della Rinascita" Antonio Segni -all'epoca Presidente del Consiglio e qui mostrato durante un comizio-, questa azione «si risolve soprattutto in un consolante rapporto spirituale che rompe la barriera eretta nei secoli dalla natura fra uomo e uomo. Perciò la riforma agraria non si limita a risanare la terra, ma vuole attuare un radicale mutamento di intiere zone fino a ieri deserte, contribuendo così efficacemente alla rinascita dell'Isola». L'azione di bonifica infatti prevede la costruzione di strade, canali, aziende agricole ma anche «chiese e scuole, strumenti indispensabili per una società civile». Con l'azione dell'ETFAS nasce un mondo nuovo dove è possibile una «più felice maniera di lavorare e di vivere».

Il film rientra fra i sette titoli prodotti fra il 1953 e il 1954 su incarico dell'ETFAS (che comunque qui non appare nei titoli di testa e di coda) ed è fra questi quello più marcatamente di propaganda. Il film è firmato con lo pseudonimo di Alessio Tornese ma l'attribuzione a Fiorenzo Serra può essere considerata sicura oltre che per le dichiarazioni dello stesso Serra anche per l'impostazione del lavoro, per lo stile e per il girato molto simile a quello usato negli altri filmati realizzati dal regista per l'ETFAS. Il film combina musica e commento enfatici e retorici a uno stile razionalista e, come gli altri sei filmati, subisce l'influenza del documentarismo del periodo fascista e della scuola sovietica in particolare de La linea generale di Ejzenstejn. I sette documentari realizzati per l'Ente di Trasformazione Agraria, che compongono una serie omogenea, sono Alba sulla Nurra, Attorno alla città morta, Cingoli sulla terra, Assalto alla boscaglia, Fame di pietre, Strade nuove, Sardegna nuova.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda