Il cinghialetto
Pascaleddu Cambedda è un servo pastore adolescente. Il padre è stato arrestato per aver rubato una pecora sbandata, la madre fa, con grande fatica, la lavandaia del carcere. L'unico amico del ragazzo è il suo datore di lavoro, Elia. La sua vita si svolge a contatto con la natura che lo affascina e lo spaventa allo stesso tempo. Un giorno cattura un piccolo cinghiale e decide, nonostante il parere contrario di tutti, di allevarlo e di farne il suo compagno di giochi. Pascaleddu e il cinghialetto diventano ben presto inseparabili, ma il "signoricu", figlio del giudice, Aurelio, bambino viziato e invidioso, pretende che il suo coetaneo gli ceda l'animaletto. Pascaleddu, costretto anche dalla situazione economica e sociale, si separa dal cinghialetto per cederlo ad Aurelio, che tratta l'animale persino con crudeltà. Ma i due ragazzi saranno uniti da un piccolo dramma: il cinghialetto, infatti, sarà ucciso per sbaglio da Gavino, il cacciatore, infrangendo così giochi, sogni, illusioni di un'infanzia, ormai, terminata.
Il film è girato quasi totalmente in esterni. I pochi interni ricostruiscono con attenzione la case padronali e quelle dei pastori sul fine dell'Ottocento.