Barbagia (La società del malessere)
Il film, ambientato a Orgosolo, ha come protagonista il giovane Graziano Cassitta. Indipendente e ribelle, dopo il collegio conosce il carcere, prima per un furto, poi per l'omicidio del presunto assassino di suo fratello. Il suo comportamento segue le regole non scritte del codice barbaricino, ma lo pone contemporaneamente al di fuori della legalità. Inizia così una vita da bandito, reso celebre dalle rocambolesche fughe dal carcere e dai sequestri: Graziano è temuto e rispettato, un mito per le donne, e gli viene offerto persino di capeggiare la lotta armata per l'indipendenza della Sardegna. Credendosi più potente e indipendente di quanto non sia, Graziano solleva la testa nei rapporti con l'avvocato Spina, ‘regista' cittadino dei sequestri: volutamente male informato, rapisce Nino Benetto, un operaio che non ha la possibilità di pagare il riscatto. Perde così quell'appoggio popolare della cui necessità è consapevole. Dopo la morte del suo migliore amico in uno scontro con le forze dell'ordine, Graziano, probabilmente in seguito a una soffiata, viene arrestato. Il film è chiaramente ispirato alla storia di Graziano Mesina, e cerca di mostrare le radici storiche e sociali del banditismo, visto come frutto della ‘società del malessere'. Lo stretto legame con l'attualità è ricercato attraverso le prime pagine dei giornali riportate, l'inserimento di filmati d'epoca sulle manifestazioni di protesta, i murales di Orgosolo, le pubblicazioni sul banditismo e sullo stesso Mesina. I commenti fuori campo, scritti da Giuseppe Fiori, evidenziano come il banditismo sia radicato nel mondo pastorale sardo e nella sua povertà, dovuta allo sfruttamento da parte dei prinzipales, e mostrano la durezza dell'educazione tradizionale barbaricina e la persistenza nell'isola delle leggi non scritte di convivenza sociale.