Arte popolare in Sardegna

Il documentario di Enrico Costa mostra diversi aspetti dell'arte popolare in Sardegna. Un giovane pastore ritorna, tra le povere strade del paese, a casa dalla madre, scende da cavallo e prende sa bertula. La madre in costume lavora al telaio. Il tappeto sardo nasce in solitudine, attinge i colori dalle erbe e dalla fantasia policroma dei campi e dei giardini. Il giorno di Pasqua i preziosi tappeti vengono esposti alle finestre, per la processione che si svolge tra i costumi e i canti religiosi in lingua sarda. Il telaio, orizzontale o verticale, è il vero orologio della casa sarda. I tappeti, come gli altri averi della casa, vengono riposti nelle cassapanche di castagno intagliato dalle abili mani dei falegnami, che a volte si dilettano nella costruzione di figurine in costume. Uomini e donne in costume si possono ammirare durante la sagra di Sant'Efisio, che si svolge a Cagliari il primo di maggio. Un altro importante elemento dell'arte popolare sarda sono i cestini di fibre vegetali, fatti di giunco o di asfodelo, presenti in tutta l'isola, sono utilizzati per riporre il pane e i dolci ricamati per la festa, come mostrano le immagini, o come ornamento delle case. Un uomo suona lo zufolo e il tamburo, intorno al suonatore si balla il ballo sardo. In tutte le case sono presenti le brocche di ceramica per il trasporto dell'acqua. Gli artigiani le lavorano con la ruota, dando a tutte la stessa forma. Seguendo il corso dell'acqua, si giunge a Bosa, di cui le immagini ci mostrano pittoreschi scorci. In questo paese le donne lavorano il filet, preziosi e delicati ricami per l'arredamento o per i costumi. I costumi, con i preziosi gioielli di filigrana, fatti di fili d'oro e d'argento intessuti, vengono indossati nelle processioni, non per civetteria, ma per devozione.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda