Marina Piccola
"Anche una cartolina illustrata...può indurre a serie considerazioni". Questo, il commento d'apertura della voce fuori campo. Esso funge da accompagnamento a una breve fiction in cui una donna è intenta nella scelta di cartoline ricordo. Il passaggio dalla fotografia alle immagini in movimento segna l'inizio del documentario vero e proprio. Un'introduzione storica fa da cornice all'argomento centrale: il porticciolo di Marina Piccola, in fondo al Golfo di Cagliari. La zona fu in passato approdo di pirati barbareschi provenienti dall'Africa (rappresentati in un dipinto). Il porticciolo di Marina Piccola ospita imbarcazioni da diporto. Dall'immediato entroterra, spiega la voce fuori campo, si affacciano le villette appartenenti ai proprietari degli yatch e dei motoscafi. I pescatori vivono invece lontani. La distruzione della guerra, la fretta della ricostruzione, la mancanza di idee chiare sull'urbanistica li ha confinati in un misero quartiere del Promontorio di S.Elia. Le immagini mostrano pescatori a lavoro. Il pesce è sufficiente appena per la loro sopravvivenza e le attrezzature sono costose, spesso necessitano di riparazioni. Per questo motivo i pescatori sono stati costretti ad una nuova schiavitù: s'impegnano a consegnare il pescato ai grossisti, che anticipano loro il denaro per barche e reti. Se qualcuno vuole affrancarsi da questo sistema può cimentarsi nella pesca subacquea, che però espone ad un più alto margine di pericoli. Tuttavia, la maggior parte dei pescatori decide di rimanere legato ai grossisti, i quali hanno così creato una nuova forma di barbarie, sovrappostasi a quella storica dei pirati provenienti dall'Africa. Le ultime immagini mostrano la fine della fiction iniziale: dopo queste riflessioni la donna scrive la cartolina ricordo.