La Sardegna dei comuni. Nuoro

Con una citazione di Salvatore Satta da "Il giorno del giudizio", e l'immagine dello scrittore sullo sfondo, si apre il documentario, dopo la sigla d'apertura che presenta immagini da tutta la Sardegna. Nella citazione si parla della storia della città, dell'assenza di notizie nei documenti antichi; comincia così con un quadro della nascita e dello sviluppo della città. I più antichi insediamenti risalgono all'età prenuragica e nuragica, documentati dalle domus de janas di Janna Ventosa e Maria Fronza; ma i villaggi dalla cui progressiva unione è sorta Nuoro sono gli attuali quartieri nella parte alta della città; quello di Seuna, dove in origine si rifugiarono gli abitanti per sfuggire ai romani, e quello di San Pietro, quartiere di pastori. Avvenimento importante nella storia della città è stato il trasferimento della diocesi da Galtellì nel '700, che rendeva Nuoro un centro importante. Numerosi gli scontri con le autorità istituzionali, di cui la più nota è la sommossa de su connottu (1868), contro le leggi del regno sardo-piemontese, in nome delle norme consuetudinarie della tradizione non scritta. Nuoro è raccontata anche attraverso le illustri personalità che ne animarono l'ambiente culturale tra l'800 e il 900; il poeta Sebastiano Satta, e la piazza a lui dedicata con sattue di Costantino Nivola; lo scultore Francesco Ciusa, autore della "Madre dell'ucciso", sepolto nella chiesa di San Carlo; il premio nobel per la letteratura Grazia Deledda, della quale si visita la casa museo nel quartiere di San Pietro, esempio per altro di casa padronale ottocentesca con gli ambienti ancora intatti; infine il giurista e scrittore Salvatore Satta. Verso il monte Ortobene si incontra la Chiesa della Solitudine, uno dei luoghi deleddiani dove è sepolta la scrittrice, e sulla montagna la statua del Redentore, opera di Vincenzo Ierace (1900), da cui prende nome la sagra cittadina, oggi richiamo turistico di una certa importanza. Altri luoghi di rilievo che il filmato presenta sono le chiese di Nostra Signora delle Grazie, di San Carlo, e quella campestre della Beata Vergine del Monte; il Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde, sede dell'Istituto Etnografico Regionale. Dell'attuale cittadina, contrariamente alla fama di terra isolata e ricettacolo di banditi, si fornisce un quadro dinamico, caratterizzato da un'economia diversificata, con una prevalenza del terziario, al quale si deve il processo di inurbamento dai centri vicini, e da numerose attività culturali e sportive, testimoniate dalla presenza del Consorzio di pubblica lettura Sebastiano Satta, e da numerosi impianti sportivi.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda