Sardegna, terra di contrasti
Costruito sull'antitesi tra antico e moderno, il documentario cerca di illustrare quanto in Sardegna, terra di civiltà millenarie, il contrasto tra un passato arcaico e un presente di movimento e modernità, sia più forte che altrove. È possibile individuare una prima parte, impegnata a dipingere un quadro idilliaco di vita arcaica e tradizionale, e una seconda parte in cui emergono nello scenario tradizionale i segni di una trasformazione notevole, prodotta dall'ammodernamento generale nei settori dell'economia, nei trasporti, nelle infrastrutture e nella vita in genere. Nel vivere arcaico rientrano i saperi del fare tradizionale come la tessitura, l'edilizia dei mattoni di paglia e fango (ladiris), i trasporti a trazione animale, il ciclo del pane, con tutte le fasi preparatorie domestiche, fino alla mietitura che si conclude con i balli tra i covoni, i sistemi di pesca tradizionale nelle peschiere di Cabras, la vita del pastore con le attività manuali della mungitura e della preparazione del formaggio. Nel quadro di vita tradizionale irrompe il dinamismo della tecnica, e lo stesso paesaggio e l'economia si modificano grazie alla costruzione di imponenti opere come bacini artificiali, dighe e canali, il sorgere di impianti industriali e il crescere dell'attività estrattiva nelle miniere. E il contrasto è maggiormente evidente a Cagliari, che registra una crescita e un'espansione senza precedenti che ha cambiato la fisionomia e il carattere dei suoi abitanti. In conclusione, malgrado persistano ancora e in modo non trascurabile forme di vita arcaiche, come la consueta e rassicurante celebrazione religiosa domenicale, l'isola ha intrapreso un viaggio che, destinato a rompere il suo secolare isolamento, la proietta verso l'esterno e un futuro di contatti. E a simboleggiare la nuova vocazione isolana è l'animato porto cittadino, che compare in progressiva lontananza dal mare nelle immagini conclusive.