La Disamistade

A Orgosolo (Nuoro) «con la macchina da presa in spalla al posto del fucile», per osservare la realtà del paese attraverso le lenti dell'obiettivo.  Il paese è dominato dal silenzio e dalla solitudine: vi rimangono le donne, mentre gli uomini sono costretti dalla pastorizia al nomadismo, e come tutti i nomadi hanno cattiva fama, di predoni. Per il pastore il gregge è tutto, e nella sua percezione l'abigeato non è nient'altro che un modo di ripristinare la giustizia distributiva. Così Ziu Gangas, un vecchio "raccoglitore" di pecore, dopo tanti anni di attività ritiene di aver diritto alla pensione, e si reca a Nuoro per cercare di ottenerla dagli uffici competenti. Il vecchio Battista Corraine, invece, è un simbolo della disamistade che ha opposto per trent'anni la sua famiglia a quella dei Cossu. I nomi di chi era destinato a morire per le faide venivano scritti sul muro della chiesa: un segno di spavalderia che aggiungeva alla morte lo sfregio. Un antico attitidu, il lamento funebre barbaricino, dice che ci sono tempi nei quali gli uomini non possono far altro che uccidere e le donne non possono far altro che piangere: il lamento funebre femminile che chiude il documentario insieme alle immagini delle lapidi dei morti ammazzati ne mostra l'attualità.Ma le nuove generazioni, dice fuori campo la voce del commentatore, guardano verso la costruzione di una realtà nuova e diversa.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda