Uomini contro

Siamo durante la Prima Guerra Mondiale, guerra di trincea fatta di disertori e fucilazioni. Il tenente Ottolenghi mal sembra sottostare alle dure e inumane regole imposte da un militarismo esasperato e dall'esaltazione del Generale Leone. Le battaglie serrate che devono continuare anche dopo la morte di un compagno, le fucilate e le bombe che fanno da continua colonna sonora alle immagini di campi di lunghi gremiti di soldati in fuga, uomini che sparano e si uccidono tra loro, fanno da scenario alla vicenda. L'altopiano di Monte Fior, tappezzato ogni giorno da nuovi cadaveri che pagano con la morte il prezzo della propria vita a causa dell' imperizia, rappresenta il luogo del non ritorno e anche l'obbiettivo che le truppe devono conquistare a qualsiasi costo. Il vento costante e le parole del Generale Leone, che riecheggiano in quel deserto di rocce e arbusti "Mettete bene in testa ai soldati che qui è più crudele vivere che morire" e l'esaltazione della battaglia in nome della patria, si scontrano con la vera natura dei soldati che utilizzano i coltelli per tagliare carne e arance piuttosto che per attaccare il nemico. I falsi eroismi del Generale, ormai odiato dalla sua truppa, vengono troppo spesso pagati dai soldati che non possono sottrarsi agli ordini impartiti ma che rispondono ai soprusi con l'ammutinamento. Ed è proprio durante un' insurrezione che Ottolenghi ha modo di discutere dell'inutilità della guerra con il giovane tenente Sassu cercando di convincerlo che l'unico potere da combattere è quello militare affinché il popolo salga al governo a costo di compromettere anche l'unità nazionale. Ma queste parole restano sospese tra le urla disperate e i colpi di fucile del giorno dopo che decimeranno i militari per il tentato ammutinamento della sera prima. Ottolenghi troverà la morte alcuni giorni più tardi quando, durante una terribile battaglia, cercherà di sovvertire il potere del Generale gridando ormai esasperato e stanco: "Eccolo la il nemico -puntando il dito verso di lui- Soldati, alzatevi e sparate!"- e cadrà freddato al suolo dai colpi di mitra. Ma qualcosa è cambiato. I militari costretti a fare da cavie, indossando divise-corazza al limite della follia, e che trovano nel cognac ormai l'unico corroborante per affrontare la battaglia, desiderano rientrare a casa ad ogni costo rischiando anche di incappare nel tribunale militare. Sassu, ormai spettatore stanco di morti e violenze insensate, prende coscienza della vera natura della guerra e dopo numerosi tentativi falliti di far ammazzare il Generale si trova pronto -proprio come avrebbe fatto il compagno Ottolenghi- ad affiancare una rivolta dei militari ormai stanchi e sempre più desiderosi di tornare dalle loro famiglie. Ma anche Sassu, colpevole di credere ormai nella pace e non più alla guerra, pagherà con la sua vita.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda