Coralli e corallari. Storia di una sfida nel mare di Sardegna.

Dopo una brevissima fiction nella quale viene mostrato un bambino che raccoglie dalla spiaggia dei pezzetti di corallo, si ripercorrono, con il commento di una voce fuori campo, le tappe storiche fondamentali del "gioiello del mare". Le immagini di repertorio fanno rivivere l'antica e faticosa pesca del corallo rosso (dall'arabo "garal", piccola pietra), che veniva esportato nei mercati orientali e d'Europa (oggi parte integrante dei costumi di molte donne di Ittiri, Bono e Suelli). La tecnica è rimasta immutata nei secoli: si usava una grossa croce di legno appesantita da piombo o pietre, chiamata "ingegno" (origine araba), con alle estremità lunghi fasci di reti, "rezzinielli", il cui compito era quello di recuperare i rami spezzati. I banchi corallini più ambiti erano quelli sardi, del Nord Africa, della Spagna e della Provenza. Dopo l'anno 1000, la pesca era in mano ai genovesi, ai pisani e ai trapanesi poi. Nel XIV secolo, Alghero, uno dei maggiori centri di produzione, cade sotto il dominio degli aragonesi, che, nel 1372, sostituiscono la popolazione locale con quella catalana-aragonese. Nello stesso secolo, Pietro IV ufficializza l'emblema della città con il ramo di corallo, che continuerà ad essere presente in numerosi stemmi del ‘600, testimoniandone l'importanza. Nel ‘700 la Sardegna è sotto il dominio piemontese e i genovesi fondano Carloforte (1738), dove inizia una proficua pesca al corallo e al tonno. Dai primi del XIX secolo la patria del corallo diventa Torre del Greco, dove viene lavorato ed esportato in tutto il mondo. Questo mestiere non conosce soste nel tempo: dal secondo dopoguerra si è iniziato a praticarlo con l'aiuto dei subacquei, che oggi arrivano fino ai 100 metri di profondità, rischiando ad ogni immersione la vita. La parte conclusiva del filmato prende in esame la natura animale del "corallium rublum", costituito da polipi a 8 tentacoli e con una scheletro, formato da carbonato di calcio, rivestito da un tessuto molle, al cui interno vivono i polipi collegati tra loro. È un unico organismo, carnivoro che vive nelle acque fredde, pulite e buie.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda