Emigrazione '68. Italia oltre confine

Il film illustra la vicenda umana degli emigrati italiani, negli anni sessanta: la disagiata condizione economica e sociale di uomini fuggiti dalla miseria che trovano altra miseria. Parlano gli emigrati, alcuni sardi, attraverso le interviste e la lettura delle lettere di chi è partito e dei familiari rimasti nella terra d'origine. Si critica il governo italiano che trascura i problemi del popolo costretto a lasciare la propria casa. Gli emigranti, che costruiscono le città moderne in cambio di pochi spiccioli, commentano i lavoratori, non sono cittadini europei, sono una sotto società. La società li considera inferiori, li tratta come un corpo estraneo. Una donna parla della situazione di povertà in cui versano e dei sacrifici che deve compiere una madre lavoratrice. Molti uomini hanno lasciato per sempre le loro famiglie, la solitudine li ha spinti nel tunnel dell'alcool e della malattia. Anche il lavoro spesso porta malattie e infortuni. In Europa, come in Italia, molte fabbriche chiudono, così gli emigrati devono affrontare nuovamente la disoccupazione. Parigi è una città molto bella, commenta un emigrato, ma lavorano molto e mangiano poco, mandano i soldi in Italia, dormono in dodici in una stanza senza finestra. Il terremoto ha colpito gli emigrati, portando via tutto ciò che possedevano, commentano, chi muore non sta peggio di chi vive. I lavoratori italiani si uniscono a quelli francesi per manifestare contro la guerra nel Vietnam. A Parigi tutti i lavoratori scioperano per acquisire i diritti. Gli emigrati sono contenti perché presto ci sarà la Rivoluzione e poi, dicono, tutto cambierà. Gli emigrati sono destinati ad essere stranieri anche nel loro paese d'origine, perché anche qui tutto cambia.

Iniziativa a cura del Centro di Servizi Culturali Società Umanitaria - Cineteca Sarda