Nazirock. Il contagio fascista tra i giovani italiani
Regia : Claudio Lazzaro ;
Italia, 2007
N° associato: 9535
Italia: Nobu Production, 2007
Un DVD (74 min. ca. ) - col
(Il cofanetto include il libro "Ho il cuore nero" , con contributi di Antonio Pennacchi, Furio Colombo e altri) (( Abstract ))
Il documentario apre sul fermo immagine di un tatuaggio del Duce: Mussolini, dice il ragazzo, è stato "l'unica persona che ha provato a fare un'Italia unita e valorosa". Lo sguardo di quel giovane, così come quello degli altri presenti alle manifestazioni di Forza Nuova, non è cattivo, appare disorientato e vittima di una disinformazione e di un'impreparazione culturale che deriva dalle generazioni precedenti, cattivi maestri di storia. È la voce di Roberto Fiore (condannato a nove anni per banda armata), segretario generale del movimento, a dettare le regole di un sistema che inneggia all'amore per la patria, alla xenofobia nei confronti degli immigrati e al ripristino dei Patti Lateranensi del '29. Gridare "viva il Duce", fare il saluto romano, o ancora negare l'esistenza dell'Olocausto sono i modi per esprimere un'idea politica che rimpiange il ventennio fascista e istiga alla violenza negli stadi. Claudio Lazzaro, dopo il documentario sulla Lega Nord, ritorna ad occuparsi di un altro aspetto allarmante dello scenario politico della destra radicale. Mostra i fatti senza commentarli, accosta immagini del repertorio Luce ai comizi contemporanei, scava nel passato - non troppo edificante - dei dirigenti senza fare accuse. Nel momento in cui parla con i giovani del Campo d'azione di Forza Nuova, che si tiene ogni anno a Viterbo, escono le contraddizioni di un movimento che sfrutta il desiderio giovanile di integrazione per formare nuovi camerati. Nuovi militanti che, sulle parole del gruppo musicale Hobbit, urla fiero e commosso di "avere un cuore nero" senza sapere nulla di Auschwitz e della deportazione degli ebrei. A sostituire il vecchio "Credere Obbedire Combattere", ora c'è lo slogan "Tradizione Formazione Rivoluzione", altre parole per educare ad un'ideologia portatrice di odio e nostalgia per un passato che non ha niente di glorioso. Tutto è ordinato, schematico e manicheo, il bene sta da una parte e il male dall'altra, e i dubbi non sono concessi. In un sistema di idee così tratteggiato è facile disprezzare chi non condivide le stesse opinioni (non a caso sulla maglietta di un ragazzo c'è la scritta "Divide et impera"). Il regista non interpreta ciò che vede e ascolta, fa domande alle quali poi il montaggio tenta di rispondere. Senza assicurare niente di buono perché, come diceva Montanelli "un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente". La storia insegna ad evitare gli errori, ma che importanza ha la memoria storica se anche questa viene continuamente messa in discussione?
1 Copia
Collocazione: DOCUMENTARI