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Gli *ultimi
Vito Pandolfi

N° associato: 5102 Formato VHS


 

Italia. - 1963. - Le Grazie Film

VHS (87 min.) ; b/n

Abstract: Scheda Morandini e Rivista del Cinematografo COPIA ELIMINATA

Gli ultimi It. 1963 REGIA: Vito Pandolfi ATTORI: Adelfo Galli GENERE: Dramm. DURATA: 87' FOTOGRAFIA: BN CRITICA: 3 PUBBLICO: 2 La dura vita di una famiglia di poveri contadini in un paesino della bassa friulana all'inizio degli anni '30. La vicenda ha al centro il piccolo Checo (A. Galli, di Nomadelfia) con la sua infelicità di bambino che - in quanto diverso dagli altri per intelligenza, sensibilità, fantasia - è sbeffeggiato dai coetanei (lo chiamano "lo spaventapasseri"), incompreso dagli adulti. Tratto dal racconto autobiografico "Io non ero un fanciullo" (inedito fino al 1980) di padre David Maria Turoldo (1916-92), poeta e saggista, e girato interamente a Coderno (Udine), suo paese natale, con gli abitanti come attori, è l'austera rievocazione di una condizione umana e sociale (il mondo contadino che la nascente civiltà industriale pone in secondo piano e trasforma), la proiezione di una solitudine individuale (e spirituale) sullo sfondo di un'altra solitudine collettiva (e materiale). La rinuncia alla presa diretta (difficile in quel periodo), il doppiaggio in un italiano letterario, il ricorso alla voce narrante qua e là ridondante, la scelta del piccolo protagonista di una bellezza quasi aristocratica (in contraddizione col nomignolo beffardo) indeboliscono il film che, comunque, rimane un'opera unica nel panorama di quegli anni. L'insuccesso commerciale ebbe molte cause tra cui il boicottaggio da parte delle autorità ecclesiastiche che, non vedendo di buon occhio il sodalizio di Turoldo, frate scomodo, con Pandolfi, intellettuale laico e marxista, esclusero il film dal circuito delle sale da loro controllate. C'è una ragione più profonda: fu un film intempestivo, uscito troppo presto. Soltanto nel decennio successivo il legame tra cultura e mondo contadino fu approfondito, magari colorandosi di rimpianto e nostalgia. Il successo di "L'albero degli zoccoli" (1978) ne è un sintomo. Del film, cui contribuisce assai il suggestivo bianconero di Armando Nannuzzi, esistono copie con 2 finali diversi. scheda Rivista del Cinematografo Regia VITO PANDOLFI Soggetto DAVID MARIA TUROLDO Sceneggiatura VITO PANDOLFI, DAVID MARIA TUROLDO Fotografia ARMANDO NANNUZZI Musiche CARLO RUSTICHELLI Montaggio JOLANDA BENVENUTI Scenografia BRUNO VIANELLO Distribuzione GLOBEFILMS INTERNATIONAL - SAN PAOLO AUDIOVISIVE Produzione LE GRAZIE FILM Trama Checo, figlio di poveri contadini del Friuli, è un ragazzo intelligente e sensibile ed ottiene a scuola ottimi risultati, ma contemporaneamente è isolato dai compagni che lo scherniscono chiamandolo "spaventapasseri". Il nomignolo ossessiona il ragazzo che comincia a girare per la campagna affascinato da questi spauracchi campestri (coi quali parla e finisce con l'identificarsi. Un giorno poi, spaventato dall'improvvisa rivelazione della morte, Checo sente ancora più il peso della propria solitudine e tenta la fuga: vuole andare a Venezia dove sogna di poter diventare pittore. Tornato a casa egli attraversa ora con la famiglia un periodo tristissimo: la terra è sempre più avara, i contadini sono sull'orlo della disperazione. Deriso ancora una volta - e perché ha fame - Checo decide di ribellarsi alla sorte: distrugge lo spaventapasseri, liberandosi così dall'incubo della sua infanzia, e comincia a lavorare con gli uomini, da uomo.

1 Copia

Collocazione: COPIA ELIMINATA, Solo consultazione

 


 
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